Tra le formule previdenziali che consentono, una volta giunti al termine della propria vita lavorativa, di continuare a vivere serenamente, rientrano la pensione obbligatoria e le pensioni complementari.
Entrambe queste formule permettono all’ex lavoratore di ricevere mensilmente delle somme di denaro il cui importo varierà in base a numerosi fattori, tra cui l’ammontare dei contributi versati e gli anni di versamento. Nonostante presentino le medesime finalità, la pensione obbligatoria e la pensione integrativa sono molto diverse fra loro.
In questo articolo analizzeremo le caratteristiche di queste formule previdenziali e ne evidenzieremo le principali differenze.
Che cos’è la pensione obbligatoria
Quando si parla di pensione obbligatoria si fa riferimento a una forma di previdenza sociale pensata per tutelare i soggetti che, raggiunta l’età pensionabile e il numero di anni contributivi previsti dalla legge, interrompono la propria attività lavorativa.
Per poter usufruire di tale diritto, tutti i lavoratori devono obbligatoriamente versare dei contributi a un ente previdenziale. L’ente al quale devono essere versati i contributi non può essere scelto liberamente, bensì è legato al tipo di lavoro svolto dal contribuente. Tra le varie casse previdenziali rientrano, oltre alla nota INPS, l’ENPAV (Ente Veterinari), l’INPGI (Cassa dei Giornalisti e Liberi Professionisti), l’ENPACL (Cassa Consulenti del Lavoro), la CNPAF (Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense) e numerose altre.
Raggiunti i requisiti richiesti, il lavoratore – sia esso dipendente o libero professionista – può sospendere la propria attività lavorativa e iniziare a ricevere mensilmente l’assegno della pensione.
Pensione complementare: in cosa si differenzia
Mentre la precedente è, come detto, obbligatoria, la pensione complementare è totalmente libera. Chiunque, dal lavoratore dipendente al disoccupato, può decidere, in qualsiasi momento, di aderire a un fondo pensione aperto o a un Piano Individuale Pensionistico. Alcune categorie di lavoratori possono inoltre decidere di aderire a un fondo pensione negoziale.
Anche le pensioni integrative richiedono ai soggetti aderenti di versare periodicamente dei contributi. Questi vengono però trattati in modo diverso rispetto a quelli versati nelle casse previdenziali. In particolare, i gestori dei fondi o dei piani provvedono a investire il capitale ricevuto.
Nel momento in cui il lavoratore decide di aderire a una forma di previdenza complementare, deve essere consapevole del fatto che si tratta di vere e proprie forme di investimento. Proprio per questo motivo, la scelta della formula migliore deve essere effettuata con grande attenzione.
Raggiunta l’età pensionabile, il lavoratore può scegliere se ricevere la propria pensione complementare sotto forma di rendita vitalizia, tramite versamenti mensili, oppure se riscattarne una parte immediatamente. In determinate situazioni è anche possibile ottenerla anticipatamente.