Se investi nei mercati o in altri strumenti finanziari, ti sarà capitato spesso di imbatterti in termini come minusvalenze e plusvalenze. Ma cosa sono di preciso e perché è importante comprenderne il funzionamento?
Si tratta di due parametri fondamentali per il calcolo delle tasse sui tuoi investimenti. Non solo quando si parla di trading online, ma anche di conti deposito o altre forme di operazioni finanziarie.
Nella nostra guida troverai tutto ciò che è importante sapere su minusvalenze e plusvalenze: dalla loro definizione ad esempi di calcolo, fino alla compensazione e alla modalità di dichiarazione ai fini fiscali.
Minusvalenze e plusvalenze: cosa sono
Quando investi in borsa, può accadere che:
- il valore di un asset sale: vendi un titolo e generi una plusvalenza (capital gain)
- il valore dell’asset scende: chiudi una posizione con una minusvalenza (capital loss)
Perché devi sapere cosa sono la minusvalenza e la plusvalenza? Sono inserite all’interno del tuo zainetto fiscale. Infatti, nel momento in cui ottieni una plusvalenza, per lo Stato italiano hai generato un reddito che dovrà essere tassato. Tuttavia, potrai utilizzare le minusvalenze per ridurre l’importo delle tasse.
Come vedremo più avanti, il calcolo viene effettuato automaticamente da un broker se svolge la funzione di sostituto d’imposta, mentre dovrai occupartene tu se hai aperto un conto presso un broker estero.
Le plusvalenze e le minusvalenze si generano solo nel momento in cui si conclude un’operazione finanziaria, ad esempio la vendita di un immobile o, nel caso in esame, la chiusura di un investimento.
Cosa sono le plusvalenze in parole semplici
Le plusvalenze, o capital gain, sono i guadagni che ottieni da un investimento.
In termini pratici, una plusvalenza è un incremento di valore di un bene mobile o immobile: ottieni quindi un guadagno rispetto al suo valore iniziale. In base alla natura dello strumento, puoi avere una plusvalenza:
- finanziaria: collegata ai guadagni di un investimento
- immobiliare: il profitto si genera dalla vendita di un bene immobile
- sui beni strumentali: per le società, è collegata alla vendita, cessione o permuta di un bene
- fiscale: è il guadagno generato che dovrai dichiarare ai fini fiscali
In pratica, avrai un incremento del valore di un bene, vendendolo a un prezzo maggiore.
Ad esempio, se investi 10.000€ in un’azione e la sua quotazione cresce del 50%, raggiungendo i 15.000€, hai ottenuto una plusvalenza di 5.000€. Sul guadagno generato, in quanto reddito diverso, si applica un’imposta sostitutiva del 26%, salvo per i titoli di Stato e quelli simili (ad esempio un ETF contenente titoli di Stato), per i quali c’è una tassazione agevolata del 12,5%.
Minusvalenze: cosa sono e significato
Il significato di minusvalenza è quello di perdita. Definita in inglese come capital loss, si verifica quando il valore di un investimento scende al di sotto del prezzo di acquisto.
Prendiamo l’esempio precedente. Se hai acquistato 10.000€ di azioni e la quotazione perde il 20%, avrai nel tuo portafoglio un valore di 8.000€. Quindi hai registrato una perdita di 2.000€.
Un errore comune è assimilare le minusvalenze all’idea di perdita economica del capitale iniziale. Tuttavia, ottenere una minusvalenza non implica necessariamente una riduzione del capitale in tuo possesso, ma può indicare semplicemente un minor rendimento su un investimento. Chiariamo questo concetto con un esempio.
Immagina di aver investito 20.000€ su due fondi ETF, A e B, generando su quello A un guadagno di 5.000€ e su quello B una perdita di 3.000€. In totale, anche se hai registrato una perdita, quest’ultima non ha intaccato il tuo capitale iniziale, ma solo il guadagno complessivo generato dall’investimento.
Ma come si calcolano le plusvalenze e le minusvalenze? Vediamolo.
Minusvalenze e plusvalenze: come si calcolano
Per il calcolo delle plusvalenze devi considerare questi fattori:
- prezzo di acquisto
- prezzo di vendita
- commissioni di trading/spread
- dividendi di azioni
- interessi
Il primo calcolo da fare consiste nel sottrarre il prezzo di acquisto da quello di vendita. Tuttavia, il guadagno ottenuto in questo modo non corrisponde a quello reale. Infatti, dovrai sottrarre anche le commissioni di trading, ovvero i costi che la piattaforma applica per l’acquisto e la vendita dell’asset.
Per determinate operazioni, come i CFD, si può applicare il cosiddetto spread, ossia la differenza tra il prezzo impostato dalla piattaforma e quello reale. In questo caso, non ci sono commissioni.
Se hai acquistato dei titoli che generano dividendi, dovrai aggiungere anche questo valore al calcolo. Lo stesso vale per eventuali interessi maturati sul denaro investito, come nel caso dei conti deposito o di broker che offrono interessi sul capitale. Questi elementi contribuiscono a determinare il valore complessivo delle plusvalenze.
Il calcolo delle minusvalenze, invece, è più semplice: consiste nel sottrarre il prezzo di vendita da quello di acquisto. Una minusvalenza si verifica, solo quando il risultato di questa operazione è un valore negativo.
Plusvalenza e minusvalenza: esempi
Per chiarire come si calcolano le plusvalenze e le minusvalenze, ecco un esempio.
Prendiamo il caso di un investimento in azioni di 10.000€. Il prezzo sale del 20%, quindi ottieni un guadagno di 2.000€. Inoltre, mantenendo i tuoi soldi sul conto, ricevi un interesse pari a 200€, oltre a 100€ di dividendo.
L’ultimo elemento da considerare nel calcolo della plusvalenza è la commissione. Immaginiamo che il broker applichi un costo di operatività fisso di 1 € sia in entrata sia in uscita. Ecco come si calcola la plusvalenza:
- 12.000€ - 10.000€ = 2.000€ (differenza tra vendita e acquisto)
- 2.000€ + 200€ (interesse) + 100€ (dividendo) = 2.300€
L’ultimo step è sottrarre le commissioni, pari a 2€. Quindi, in totale, la tua plusvalenza è di 2.298€.
Nella situazione inversa si genera invece una minusvalenza. Ecco il calcolo:
8.000€ (prezzo di vendita) - 10.000€ (prezzo di acquisto) = -2.000€ (minusvalenza generata).
Compensazione plusvalenze e minusvalenze
La compensazione delle plusvalenze e delle minusvalenze, regolata dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), è un procedimento che permette di utilizzare le perdite per ridurre l’importo delle tasse da versare. Vediamo come funziona.
Le minusvalenze sono deducibili ai fini fiscali, generando un cosiddetto credito d'imposta. Ciò significa che puoi utilizzarle per compensare le plusvalenze ottenute. Ricordiamo che su queste ultime si applica un’imposta sostitutiva del 26%, ad eccezione dei titoli di Stato e di strumenti simili, che prevedono un’aliquota agevolata del 12,5%.
La legge consente il recupero delle minusvalenze, ma solo in determinate situazioni. Ecco due aspetti fondamentali a cui prestare attenzione:
- Tipo di reddito
- Periodo di compensazione
Tipo di reddito
Il fisco distingue le tipologie di redditi in due grandi categorie:
- Redditi da capitale: rientrano in questa categoria le cedole delle obbligazioni, i rendimenti degli ETF e gli interessi dei conti deposito
- Redditi diversi: sono redditi di natura variabile e difficilmente quantificabili, come quelli derivanti dalla compravendita di azioni.
Cosa significa tutto ciò? Puoi compensare solo i guadagni e le perdite derivanti da strumenti finanziari che rientrano nella categoria dei redditi diversi e che presentano le stesse caratteristiche reddituali e fiscali. Non è possibile, ad esempio, compensare una minusvalenza legata al rendimento di un ETF con un guadagno derivante dalla vendita di azioni.
Infine, con il regime amministrato, non puoi compensare le minusvalenze e le plusvalenze di conti titoli diversi. Questa operazione è invece consentita con il regime dichiarativo (vedi dettagli più avanti).
Redditi da capitale: minusvalenze non compensabili |
Redditi diversi: puoi recuperare le minusvalenze |
Rendimenti ETF |
Azioni |
Fondi comuni di investimento |
Obbligazioni |
Cedole delle obbligazioni |
ETF e fondi |
Dividendi di azioni |
Certifcates |
Interessi conti deposito |
CFD |
|
Crypto |
|
Altri derivati |
Periodo di imposta
Il calcolo delle plusvalenze e delle minusvalenze è effettuato per le operazioni comprese tra il 1° gennaio e il 31 dicembre di ogni anno. Di conseguenza, tutte le minusvalenze generate nel corso di questo periodo d'imposta possono essere utilizzate per la compensazione.
Nel caso in cui l’importo di una minusvalenza superi il valore delle tasse sulle plusvalenze, la parte restante può essere compensata nei successivi quattro anni.
Tassazione minusvalenze e plusvalenze
Le plusvalenze e le minusvalenze devono essere dichiarate ai fini fiscali. Tuttavia, il procedimento varia a seconda del regime utilizzato:
- Regime amministrato: applicato dagli intermediari che svolgono la funzione di sostituto d’imposta;
- Regime dichiarativo: utilizzato quando si opera con intermediari esteri.
Regime amministrato
Il regime amministrato semplifica notevolmente il calcolo delle plusvalenze e delle minusvalenze e la loro compensazione. È adottato esclusivamente dagli intermediari con sede in Italia, i quali svolgono la funzione di sostituti d’imposta. Ciò significa che sono loro a calcolare e applicare la relativa imposta sulle plusvalenze e a compensare le minusvalenze.
In pratica, ogni volta che ottieni un guadagno o subisci una perdita su un asset, la relativa plusvalenza o minusvalenza viene registrata nel cassetto fiscale del broker, che provvederà a compensarla automaticamente. Sul capital gain così calcolato si applicherà un’imposta sostitutiva del 26%, oppure del 12,5% nel caso dei titoli di Stato. Tu non dovrai fare nulla.
Regime dichiarativo
La situazione è diversa nel regime dichiarativo. Come suggerisce il termine, sei tu a dover calcolare e dichiarare le plusvalenze e le minusvalenze generate durante l’anno, inserendole nella dichiarazione dei redditi. Di solito, a fine anno i broker esteri rilasciano un resoconto fiscale con le informazioni necessarie per compilare il modello 730 o il Modello Redditi Persone Fisiche.
La procedura, però, non è semplice: ci sono diverse sezioni da compilare a seconda della tipologia di strumento finanziario. Ad esempio:
- Redditi da capitale (come dividendi azionari, staking, cedole obbligazionarie, rendimenti di ETF): vanno inseriti nel quadro RL
- Redditi diversi (derivanti dalla compravendita di strumenti finanziari): vanno riportati nel quadro RT
- Quadro RW: necessario per il monitoraggio fiscale e per l’IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie Estere)
Infine, è necessario indicare le minusvalenze maturate per compensare i redditi soggetti a tassazione. L’unico vantaggio rispetto al sistema amministrato è che puoi cumulare le minusvalenze di tutti gli investimenti anche su altre piattaforme di trading.
Plusvalenze e minusvalenze: FAQ
Puoi compensare le minusvalenze con le plusvalenze ottenute solo in determinate condizioni. Queste devono riferirsi a strumenti finanziari simili e rientrare nella categoria dei redditi diversi.
Nel regime amministrato, sarà l’intermediario a effettuare direttamente il calcolo e la compensazione. Tuttavia, se utilizzi un conto di trading con regime dichiarativo, spetta a te effettuare entrambe le operazioni.